Il
primo grande ostacolo che gli extracomunitari devono affrontare, una
volta giunti nel nostro paese, è costituito dal conseguimento del
permesso di soggiorno.
Molti
immigrati giungono in Italia privi di documenti, ma dopo
l’approvazione della legge Bossi-Fini nel 2002, che riconduce la
questione degli stranieri ad un problema di sicurezza, la mancanza di
documento purtroppo è sempre più spesso associata alla delinquenza.
Ciò determina il pregiudizio negativo della collettività nei
confronti dell’immigrato, un pregiudizio che porta in molti casi
all’emarginazione di quest’ultimo.
La
legge italiana prevede che l’extracomunitario, per ottenere il
permesso di soggiorno, debba avere un’occupazione stabile e
continuativa. Ma la realtà è molto più complessa di quanto sembri,
dal momento che la maggior parte degli immigrati, nel nostro paese,
lavora in nero. A Palermo per esempio, secondo le stime del Centro
Astalli Onlus, circa il 70% degli stranieri svolge la propria
occupazione clandestinamente. La maggior parte di questi lavoratori
si trova, dunque, priva di qualsiasi forma di garanzia e tutela.
Anche per i lavoratori regolari la situazione è alquanto precaria:
spesso, infatti, può accadere che i datori di lavoro non reiterino
il contratto di impiego agli extracomunitari e, di conseguenza, si
riducono altamente le possibilità che il permesso di soggiorno venga
loro rinnovato. Come afferma Yodith, operatrice sociale di origini
etiopi: “La vita di noi immigrati è fortemente condizionata
dall’avere o meno un posto di lavoro”.
Questa
difficile situazione è inoltre aggravata dalla lentezza, dalla non
trasparenza e dalla complessità della burocrazia italiana.
Per
indagare sull’inefficienza del sistema burocratico italiano e sul
conseguente disagio degli stranieri, abbiamo raccolto la
testimonianza di Nzirirane Furaha, detta Bijou, trentatreenne nata in
Congo, immigrata a Palermo ormai da molti anni e adesso volontaria
del Centro Astalli.
Stando
a quanto ci ha raccontato Bijou, ottenere il permesso di soggiorno è
un processo lungo e articolato. L’iter burocratico prevede diverse
fasi:
- L’extracomunitario deve innanzitutto recarsi in Questura entro 8 giorni (superati i quali egli diventerebbe automaticamente clandestino) e fare richiesta per conseguire il permesso.
- Il passo successivo è rivolgersi al Patronato, dove l’immigrato è indirizzato dalla Questura. Questo, sostiene Bijou, è il primo ostacolo per gli stranieri, che, date le difficoltà legate alla comprensione del nostro sistema amministrativo e della nostra lingua, non sanno orientarsi tra i diversi uffici dell’apparato burocratico.
- Al Patronato si avviano le procedure per ottenere il permesso. Occorre a questo punto recarsi alle poste per spedire i moduli necessari al Ministero Degli Interni.
- Infine bisogna presentarsi nuovamente in Questura per il rilascio delle impronte digitali.
Essere
ricevuti in Questura, però, è tutt’altro che semplice, a causa
dei lunghi tempi di attesa: qui infatti sono prevsti soltanto pochi
incontri nell’arco della mattinata, ragion per cui gli immigrati si
recano agli uffici prima dell’alba e attendono in coda fin dalle
quattro del mattino, sperando di poter essere accolti.
Altrettanto
lunghi sono i tempi di rilascio del permesso di soggiorno: per gli
stranieri che fanno richiesta di permesso per la prima volta, il
periodo di attesa varia da 1 a 3 anni; per coloro che ne richiedono
il rinnovo i disagi sono ancora maggiori, poiché spesso la procedura
burocratica è talmente lenta che il documento viene consegnato già
scaduto e l’interessato è costretto a farne nuovamente domanda.
Infine
Bijou lamenta anche l’indisponenza e la diffidenza con cui la
maggior parte degli operatori statali interagisce con gli
extracomunitari.
Un
possibile rimedio alla forma di conflitto che si viene a creare tra
gli immigrati, disorientati in un contesto sociale per loro nuovo, e
la burocrazia italiana, complessa e inefficiente, è fornita dai
Centri Astalli che nelle differenti realtà locali, costituiscono
l’espressione italiana del JRS (Jesuit Refugee Service), un
organismo internazionale della Compagnia di Gesù, presente da 30
anni in oltre 60 paesi dei cinque continenti con la specifica
missione del servizio ai rifugiati, attuata sia nell’accoglienza
che nella difesa dei loro diritti e che fa della nonviolenza, intesa
come apertura all’esistenza, alla libertà, allo sviluppo e
all’emancipazione di tutti, uno dei suoi punti di forza.
Dopo
aver visitato il Centro Astalli di Palermo, abbiamo avuto modo di
constatare che tra i diversi servizi offerti agli stranieri vi è il
“Sostegno Burocratico”, che consiste nell’assistere l’utente
passo, passo, nelle procedure inerenti al conseguimento del permesso
di soggiorno e altre questioni burocratiche.
Questo
servizio garantisce all’extracomunitario il sostegno necessario
dalla compilazione dei moduli fino all’esito finale della
procedura.
Un
ulteriore contributo fondamenale, al fine di aevolare l’immigrato
nel rapportarsi con la burocrazia italiana, è l’insegnamento della
lingua locale ad opera dei volontari del Centro. L’apprendimento
della lingua italiana è uno strumento indispensabile per promuovere
l’integrazione dello straniero nel nuovo ambito sociale.
Negli
ultimi anni le iniziative promosse dal Centro, mirate
all’integrazione interculturale, hanno raggiunto importanti
risultati, come dimostra l’esponenziale aumento degli utenti che
riescono ad emanciparsi nel contesto cittadino.
Considerato
il successo concreto ottenuto dal Centro, riteniamo auspicabile, come
soluzione ai disagi che gli immigrati fronteggiano quotidianamente
nei nostri uffici pubblici, l’apertura di nuovi centri di
accoglienza, soprattutto nei quartieri della città dove la presenza
di extracomunitari è particolarmente alta, in modo da poter
tutelare, assistere e sostenere il maggior numero possibile di
persone, con l’obiettivo di fornire loro gli strumenti necessari
per reagire dignitosamente agli ostacoli che si presentano nel loro
cammino verso l’affermazione dei propri diritti.
“Mettete
l ‘uomo in condizioni umane e sarà uomo”
(card.
E. Ruffini)
Fonti:
-
Ricerca e foto a cura di Rosa Cataldo e Giuliana Cardella, H.R.Y.O. – Human Rights Youth Organization
© Copyrights 2010 Tutti i diritti riservati Human Rights Youth Organization
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