Era
il 20 Marzo del 2010, ed ero uscito quella mattina per comprare il
giornale.
D’un
tratto mi accorsi di un eccessiva presenza di pedoni al cento della
strada, e che il traffico di auto era pressoché inesistente.
-Strano-
pensai –a quest’ora, in Via Oreto è quasi impossibile
attraversare, figuriamoci passeggiare al centro della strada, come
fossimo in un giorno di isola pedonale.-
Così
mi dirigo in edicola, e trovo un nugolo di persone immerse in un
frenetico chiacchiericcio. -Hanno rovesciato dei cassonetti-, mi dice
Antonello, il mio amico edicolante. -Non si può più passare, e i
mezzi pubblici sono fermi. - La mia aria è incredula, lui mi
guardava con aria interrogativa. –Perché tanto stranito?- mi
domandò. –Questa la voglio proprio vedere.- rispondo.
Così
con il quotidiano sottobraccio decido di andare a di approfondire
quanto stava accadendo. Dopo poche decine di metri, riesco ad
appurare con i miei occhi quanto mi avevano detto.
Autobus
fermi, traffico deviato, nei limiti del possibile, da vigili e
polizia, preludono quello che sembra in tutto e per tutto un atto di
protesta. Dalla via Michele Foderà esce infatti una sorta di muro di
rifiuti. Un fetido mostro addormentato, fatto di sacchetti,
cassonetti e spazzatura sparsa,che giacendo sull’asfalto taglia,
per tutta la sua larghezza la via Oreto, impedendo così il traffico
in una delle principali arterie palermitane.
Tuttavia
è alquanto strano non vedere nessuno a protestare. L’atto in se è
un forte segnale di malcontento, ma da solo certo non basta.
Nessun
comitato di protesta che rivendichi l’azione manifestando il
proprio malumore e la propria indignazione nei confronti di un
servizio carente.
Nessuno
che si sia degnato di chiamare la stampa per informare di quanto
stava avvenendo in quel momento.
Nulla,
assolutamente nulla. Solo pochi curiosi documentano con il cellulare
scattando delle foto ad uso strettamente personale, ed un
privilegiato, dal balcone di casa, gira un video amatoriale,
probabilmente sempre con il telefonino, che poi si prende la briga di
caricare su youtube. Null’altro.
Così
quanto riporto, risulta, ad oggi, l’unica vera cronaca scritta e
documentata di quel giorno.
Come
folgorato, quindi, decido di tirare fuori il telefonino e scattare
qualche foto. Poi corro ancora in edicola e mi munisco di una biro
ed un taccuino. Inizio così a raccogliere, non senza difficoltà nel
superare alcune reticenze, le opinioni di abitanti e negozianti della
zona, nonché quella dei semplici passanti.
Le
opinioni, come c’era da aspettarsi, sono molto diverse. Molti
dicono che sia una cosa buona, e che c’era proprio bisogno di un
atto dimostrativo forte che catturasse l’attenzione pubblica sul
grave problema della spazzatura non ancora raccolta. Spazzatura che
si stava inverosimilmente accumulando fino a minacciare le abitazioni
site ai piani più bassi.
“A
via Foderà i cristiani jittavanu a munnizza d’a finestra! Ci stava
trasennu dintra!” così mi dice la signora Rosa.
In
via Foderà le persone gettavano ormai la spazzatura dalla finestra,
e tale era l’altezza raggiunta dai cumuli di immondizia che,
minacciava di invadere appunto le abitazioni.
Così
è stato solo un bene se qualcuno ha abbattuto quei giganti di
spazzatura e sparso i maleodoranti resti per la una strada
trafficata, portando alla luce quanto si era cercato di nascondere in
quel vicolo.
Altri
invece affermano invece che si è trattato solo un atto di inutile
vandalismo, il cui unico risultato è stato solo quello di sporcare
la città.
Per
quanto le intenzioni fossero delle migliori, il fatto di essersi
nascosti e non aver pubblicizzato debitamente l’evento ha reso
perciò vano il gesto, trasformandolo solo in un gratuito e
vergognoso spettacolo di inutilità.
L’intervento
dei netturbini cancellerà quanto si era cercato di fare, mi dicono.
Ed effettivamente è proprio quanto accade.
Nel
giro di qualche ora infatti, un camion della nettezza urbana porta
sul posto alcuni operatori ecologici, che si occupano di eliminare il
danno cancellando così, le prove di quanto avvenuto.
Risultato?
In molti li acclamano e si ritengono soddisfatti per il piccolo
servigio finalmente reso e si crogiolano nell’illusione di aver
vinto. Purtroppo invece ad oggi il problema risulta tutt’altro che
risolto e la spazzatura torna ad accumularsi come se nulla fosse
avvenuto quel lontano 20 Marzo.
Se
solo qualcuno si fosse trincerato dietro quei cassonetti assumendosi,
con coraggio, la responsabilità di quanto fatto.
Se
solo qualcuno avesse espresso le proprie motivazioni rendendo
partecipe l’opinione pubblica, anche solo a livello locale, tramite
la stampa e i servizi di informazione.
Allora
ci saremmo davvero trovati di fronte ad un sensato e genuino atto di
protesta non violenta, che rivendicasse il diritto comune ad ogni
uomo alla propria salute e a vivere con dignità in un ambiente
sicuro pulito e tutelato dalle epidemie che l’accumulo di rifiuti
può far esplodere.
Il
coraggio delle proprie idee e delle proprie azioni, l’unione nella
lotta contro chi aveva deciso che un ambiente sano non è una
priorità, e la tenacia nel proseguirla coinvolgendo tante e tante
altre persone, finché qualcuno non avesse capito le ragioni di tanto
affanno.
Questo
sarebbe stato necessario a mio giudizio per riuscire, in modo
pacifico ed assolutamente non violento a conseguire una vittoria che
avrebbe giovato non solo alla città, ma anche alle persone. Poiché
sarebbero cambiati gli schemi, e la rivoluzione avrebbe intaccato il
pensiero rendendo il successo perenne.
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e foto a cura di Giovanni Ferrante, H.R.Y.O. – Human Rights Youth
Organization
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